SILVIA CAPORALE

"Io, per conto mio, posso attestare di non aver mai veduto in urla faccia volgarmente brutta, da maschera carnevalesca, un pajo d'occhi pił dolenti di quelli della signorina Silvia Caporale. Eran nerissimi, intensi, ovati, e davan l'impressione che dovessero aver dietro un contrappeso di piombo, come quelli delle bambole automatiche. La signorina Silvia Caporale aveva pił di quarant'anni e anche un bel pajo di baffi, sotto il naso a pallottola sempre acceso." (Cap. 11)

"Seppi di poi che questa povera donna era arrabbiata d'amore, e beveva; si sapeva brutta, ormai vecchia e, per disperazione, beveva. Certe sere si riduceva in casa in uno stato veramente deplorevole: col cappellino a sghimbescio, la pallottola del naso rossa come una carota e gli occhi semichiusi, pił dolenti che mai." (Cap. 11)

"Si buttava sul letto, e subito tutto il vino bevuto le riveniva fuori trasformato in un infinito torrente di lagrime. Toccava allora alla povera piccola mammina in veste da camera vegliarla, confortarla fino a tarda notte: ne aveva pietą, pietą che vinceva la nausea: la sapeva sola al mondo e infelicissima, con quella rabbia in corpo che le faceva odiar la vita, a cui gią due volte aveva attentato; la induceva pian piano a prometterle che sarebbe stata buona che non l'avrebbe fatto pił; e sissignori, il giorno appresso se la vedeva comparire tutta infronzolata e con certe mossette da scimmia, trasformata di punto in bianco in bambina ingenua e capricciosa." (Cap. 11)

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