IL FU MATTIA PASCAL
"Ah! tornavo a esser
vivo, a esser io, io Mattia Pascal. Lo avrei gridato forte a tutti, ora: « Io,
io, Mattia Pascal! Sono io! Non sono morto! Eccomi qua! ». E non dover più mentire,
non dover più temere d'essere scoperto! Ancora no, veramente: finché non arrivavo
a Miragno... Là, prima, dovevo dichiararmi, farmi riconoscer vivo, rinnestarmi
alle mie radici sepolte... Folle! Come mi ero illuso che potesse vivere un tronco
reciso dalle sue radici?"(Cap. 18)
"Nessuno mi riconosceva, perché nessuno pensava più a me. Non destavo neppure
curiosità, la minima sorpresa... E io che m'ero immaginato uno scoppio, uno
scompiglio, appena mi fossi mostrato per le vie! Nel disinganno profondo, provai
un avvilimento, un dispetto, un'amarezza che non saprei ridire; e il dispetto
e l'avvilimento mi trattenevano dallo stuzzicar l'attenzione di coloro che io,
dal canto mio, riconoscevo bene: sfido! dopo due anni... Ah, che vuol dir morire!
Nessuno, nessuno si ricordava più di me, come se non fossi mai esistito."(Cap.
18)
"F uori della legge e fuori di quelle particolarità, liete o tristi
che sieno, per cui noi siamo noi, caro signor Pascal, non è possibile vivere."(Cap.
18)